Nasce l’Agenzia per la Ricerca
17 Dicembre 2019
(Da Repubblica) ROMA – Nasce oggi, insieme al maxi-emendamento che approverà la Legge di bilancio 2019, l’Agenzia nazionale per la ricerca, ente coordinatore di tutta la ricerca pubblica e privata italiana oggi frammentata tra molti enti e fondazioni, vigilata da sette ministeri. L’Agenzia nazionale prende corpo con 25 milioni di euro in cassa da distribuire e 300 mila euro per funzionare. Avrà trentaquattro dipendenti, tre saranno dirigenti. I soldi veri – 200 milioni, da destinare attraverso bandi e chiamate – arriveranno solo dal 2021. Trecento milioni dal 2022.
L’Anr l’ha voluta, e imposta, il premier Giuseppe Conte. In una prima stesura i suoi uffici avevano deciso che sei membri su nove fossero di nomina politica. Il mondo della scienza è insorto. Nella sua confezione finale, ritagliata da emendamenti di maggioranza, il tentativo di ‘depoliticizzazione’ di un’agenzia scientifica è evidente tenendo che, comunque, l’Anr dovrà muoversi “in relazione agli obiettivi strategici della ricerca e dell’innovazione e degli obiettivi di politica economica del governo funzionali alla produttività e alla competitività del Paese”. Una nomina tra 25 scienziati Il governo Conte ha scelto questa strada. La vigilanza sulla nuova Agenzia sarà della presidenza del Consiglio e del ministero dell’Istruzione, in concerto. E, comma 1 dell’articolo 28, la struttura “sarà dotata di autonomia statutaria, organizzativa, tecnico-operativa e gestionale”. L’autonomia sarà messa nelle mani del direttore, scelto dal premier su una rosa di venticinque nominativi, preventivamente selezionati da una commissione di valutazione. La commissione sarà, a sua volta, formata da cinque membri scelti ciascuno dal ministro dell’Istruzione, dal presidente dell’Agenzia di valutazione Anvur, dal vicepresidente del Comitato di esperti per la politica della ricerca (Cepr), dal presidente del Consiglio europeo della ricerca (Erc) e dal presidente della Fondazione europea della Scienza (settanta istituzioni scientifiche di trenta Paesi). Come si vede, due alte istituzioni dell’Unione, e questa è una novità, entrano nelle scelte della nascente Agenzia per la ricerca italiana. Alla base c’è la volontà di rendere i nostri dossier più internazionali “promuovendo la partecipazione italiana a progetti e iniziative europee e mondiali”.
Il direttore, che dovrà avere esperienza nella gestione di progetti complessi o di infrastrutture strategiche di ricerca, sarà in carica per quattro anni. Il comitato direttivo avrà otto membri: uno scelto dal Miur, uno dal ministro per lo Sviluppo economico, uno dal ministro della Salute, uno dal ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, uno dalla Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui), uno dal Consiglio universitario nazionale (Cun), uno dalla Consulta dei presidenti degli enti pubblici di ricerca e uno dall’Accademia dei Lincei. Il Comitato scientifico sarà composto, ancora, da cinque membri nominati dal direttore all’interno di una rosa di 25 nominativi, preventivamente selezionati da parte di una commissione. I bandi industriali L’Anr nasce per potenziare la ricerca svolta da università, enti e istituti pubblici e privati e prova a mettere ordine in una serie di fondi di investimento e progetti che oggi rischiano di accavallarsi. In particolare, l’Agenzia coordinerà il Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica (First) nel quale sono confluite le risorse annuali per i progetti di ricerca di interesse nazionale (Prin) delle università, le risorse del Fondo per le agevolazioni alla ricerca (Far), del Fondo per gli investimenti della ricerca di base (Firb) e del Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas). La presidenza del Consiglio vuole dare, attraverso il nuovo strumento, un’accelerazione ai bandi per la ricerca industriale incrementando “la sinergia e la cooperazione tra università, enti e istituti di ricerca pubblici e il sistema economico-produttivo, pubblico e privato”.